mercoledì 30 giugno 2010

Ciao Pietro


Pietro Taricone a CasaPound era arrivato qualche mese fa, con l’umiltà e l’entusiasmo di chi è privo di sovrastrutture. Da entusiasta quale era ci ha aiutato a mettere su ‘Istinto rapace’, il gruppo di paracadutismo sportivo della nostra associazione, senza chiedere nulla, giusto per la voglia di far conoscere a tutti un’esperienza che gli aveva cambiato la vita, quel gusto di ‘saltare’ del quale non si stancava mai di parlare. Pietro si sentiva fortunato, e quella fortuna voleva condividerla.
C’è piaciuto nostro malgrado Pietro Taricone, e ci è piaciuto anche per questo. Avrebbe dovuto essere tutto quello che non ci rappresenta e invece era esattamente quello che tutti noi siamo, e lottiamo ogni giorno per essere. Coraggio, umiltà, altruismo, simpatia. Erano queste le doti che ci piacevano di lui. E che ci piacevano ancora di più perché non era in lui che avremmo pensato di trovarle. Pietro Taricone se n’è andato oggi, non prima di averci dimostrato che i luoghi comuni non esistono e che la volontà riscatta qualunque destino.
Ciao, Pietro. Ci manchi già

mercoledì 23 giugno 2010

Disperato Amore


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Anteprima dell'ultimo album degli Zetazeroalfa, Disperato Amore.

venerdì 18 giugno 2010

Risultati Esame scritto di Spagnolo

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Sulla bacheca vicino alla stanza della docente Luisa Messina Fajardo sono stati pubblicati i risultati dell’esame scritto di lingua spagnola del 07/06


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giovedì 17 giugno 2010

17 Giugno 2010


17 giugno 1974 - 17 Giugno 2010

mercoledì 16 giugno 2010

16 Giugno 2010


Francesco Cecchin: 16 giungo 1979 - 16 giugno 2010



Il 16 giugno 1979, dopo diciannove giorni di agonia, moriva Francesco Cecchin, per il quale si sono sempre rifiutati di fare giustizia.


Siamo nel maggio del 1979 e la tensione nella zona di Roma Est è piuttosto alta a causa delle continue provocazioni perpetrate da aderenti al P.C.I. del quartiere ai danni di militanti del Fronte della Gioventù e delle loro sezioni. Ai primi del mese viene compiuto da questi "attivisti" comunisti un attentato incendiario contro la sede del M.S.I.-F.d.G. di viale Somalia 5 che viene seguito, nei giorni successivi, da numerose azioni di disturbo della normale attività del Fronte condite con minacce varie ed atteggiamenti aggressivi. In tutti questi episodi viene notata la presenza di un'automobile Fiat 850 bianca che risulterà poi fondamentale nel seguito della vicenda.

La sera del 28 maggio, intorno alle ore 20, quattro ragazzi del F.d.G., tra cui Francesco Cecchin, si recano in piazza Vescovio per affiggere manifesti, ma vengono notati da un gruppo di militanti della sezione comunista di via Monterotondo, che danno inizio alla sistematica copertura di tali manifesti; un giovane cerca di impedire il proseguimento dell'azione provocatoria, ma viene circondato da una ventina di attivisti del PCI, capeggiati da Sante Moretti che, dopo aver allontanato in modo spiccio un agente di P.S. in borghese chiamato ad intervenire, si rivolge ai ragazzi del Fronte con affermazioni del tono: "...vi abbiamo fatto chiudere via Migiurtinia, vi faremo chiudere anche viale Somalia..."; alla fine, volgendosi verso Francesco Cecchin, lo apostrofa così: "Tu stai attento, che se poi m'incazzo potresti finir male!”


La stessa sera, intorno alla mezzanotte, Francesco Cecchin scende di casa insieme alla sorella per una passeggiata fino a via Montebuono, dove un suo amico lavora in un ristorante; verso le 24:15, mentre i due ragazzi sono fermi davanti all'edicola di piazza Vescovio, spunta una Fiat 850 bianca che compie una brusca frenata davanti a loro; dall'auto scende un uomo che urla all'indirizzo di Francesco: "... E' lui, è lui, prendetelo!". Intuendo il pericolo e, probabilmente, riconoscendo l'aggressore, Francesco fa allontanare la sorella e corre in direzione di via Montebuono, inseguito dagli occupanti della macchina, che nel frattempo il suo guidatore sposta fino all'imboccatura della stessa via Montebuono. La sorella, intanto, si getta vanamente al loro inseguimento, urlando: "Francesco, Francesco!"; le sue grida vengono udite da un giovane che, sceso in strada, nota un uomo darsi alla fuga verso via Monterotondo e qui salire sulla Fiat 850 bianca che si allontana velocemente. Dopo aver telefonato alla Polizia, il giovane viene raggiunto da un inquilino dello stabile di via Montebuono 5 che lo informa della presenza, sul suo terrazzo sottostante di cinque metri il piano stradale, di un ragazzo che giace esanime al suolo; il giovane, giunto sul posto, riconosce in quel ragazzo il suo amico Francesco Cecchin. Il corpo è in posizione supina ad una distanza di circa un metro e mezzo dalla base del muro; perde sangue da una tempia e dal naso e stringe ancora nella mano sinistra un mazzo di chiavi, di cui una che spunta dalle dita è storta, e in quella destra un pacchetto di sigarette.

Giustizia non è fatta

A questo punto, mentre sarebbe stato lecito attendersi immediate indagini da parte delle forze dell'ordine, si assiste invece all'affrettarsi di tutti a liquidare l'accaduto come un incidente. Secondo alcuni Francesco, "impaurito", avrebbe scavalcato il muretto del cortile senza rendersi conto che al di sotto ci fosse un salto di cinque metri. Altri hanno addirittura negato che vi fosse stata una colluttazione tra il giovane e i suoi aggressori, come ha fatto il commissario Dott. Scalì.
Apparendo questa versione sospetta, mentre alcuni militanti del F.d.G. vegliano Francesco in coma, altri cominciano a fare indagini private, che portano a scoperte molto interessanti: innanzi tutto si viene a sapere che Francesco conosceva molto bene quel palazzo e il suo cortile, in quanto ci abita un suo amico; inoltre risulta strano che il corpo sia stato trovato in posizione supina, anziché riversa, tipica di chi si lancia, e senza fratture agli arti, inevitabili quando si effettua un salto volontario da una simile altezza. L'ipotesi che Francesco sia stato gettato di peso viene inoltre avvalorata da altri due particolari: il trauma cranico, sintomo che il peso dell'impatto al suolo si è scaricato tutto sulla testa, e il fatto che questa si trovi più vicina al muro rispetto ai piedi.

La chiave piegata tra le dita di una mano e il pacchetto di sigarette nell'altra sono una prova ulteriore che gli aggressori hanno gettato il corpo di Francesco, già esanime, al di là del muretto che delimita il terrazzo: chi pensa di lanciarsi oltre un ostacolo cerca infatti di avere le mani libere. Che prima di questo tragico epilogo ci sia stata una colluttazione è dimostrato dalla chiave piegata rinvenuta tra le dita di Francesco, sicuramente usata come arma di difesa contro i suoi assassini. Anche le ferite riscontrate su tutto il corpo confermano la tesi dell'aggressione, essendo queste di natura traumatica e riconducibili a colpi ben assestati da persone esperte.

A rendere inconfutabili queste tesi altri due importanti elementi: le tracce di sangue riscontrate sul pavimento del cortile lunghe alcuni metri fino al bordo del muretto e la dichiarazione resa da alcuni testimoni che affermano di avere udito: "LE GRIDA DI UN RAGAZZO, POI ALCUNI ATTIMI DI SILENZIO... E INFINE UN FORTE TONFO NON ACCOMPAGNATO DA ALCUN GRIDO". Risulta difficile credere che una persona possa gettarsi spontaneamente giù da un muro alto cinque metri senza emettere neanche il minimo suono vocale.

Il 16 giugno, dopo 19 giorni di coma, Francesco muore.

Le indagini infine partirono ma tardi e male. Stefano Marozza, militante del PCI individuato come proprietario della famigerata 850 bianca, fu arrestato. Disse di essere andato a vedere un film al cinema ma gli inquirenti verificarono che, quella sera, il cinema indicato da Marozza era chiuso per turno di riposo. Ciò nonostante la potente macchina di copertura del PCI si mise in moto e mentre le indagini proseguivano a rilento e non ci si preoccupava di verificare chi poteva essere insieme al Marozza, questi fornì un nuovo alibi.

Anni dopo il giudice, scrivendo la sentenza, doveva dichiarare che se non era stato in grado di condannare l'imputato e se non era stato possibile fare piena luce sull'omicidio Cecchin, questo doveva essere ascritto ai ritardi nelle indagini di quei giorni, al modo di procedere degli investigatori, al punto che ipotizzava possibili procedimenti nei confronti degli organi di Pubblica Sicurezza.


domenica 6 giugno 2010

Modifiche al Calendario Esami, sessione estiva 2010

- Ordinamento Int e rapporti con l’Ordinamento Italiano, Spatafora, l’appello del 10/06 è stato posticipato al 14/06 ore 09.30

- Tutela internazionale dei diritti umani nei processi di pace e democratizzazione, Carletti, l’appello del 10/06 è stato posticipato al 14/06 ore 09.30

- Giurisdizioni internazionali, Palmisano, l’appello del 10/06 è stato posticipato al 14/06 ore 09.30

- Economia della cultura, Trupiano, l’appello del 22/06 è stato posticipato al 24/06 ore 09.00

- Economia pubblica, Trupiano, l’appello del 22/06 è stato posticipato al 24/06 ore 09.00

- Scienze delle finanze, Trupiano, l’appello del 22/06 è stato posticipato al 24/06 ore 09.00

- Storia della pace, Moro, l’appello del 30/06 è stato posticipato al 02/07 ore 09.00

- Storia della politica italiana, Moro, l’appello del 30/06 è stato posticipato al 02/07 ore 09.00

- Storia dell’Europa contemporanea, Moro, l’appello del 30/06 è stato posticipato al 02/07 ore 09.00

- Diritto regionale europeo, Aliberti, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Istituzionei di diritto pubblico (A – L), Colapietro, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Diritto costituzionale (corso avanzato), Colapietro, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Diritto costituzionale, Siclari, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Giustizia costituzionale, Siclari, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Diritto parlamentare, Gianniti, l’appello del 06/07 è stato posticipato al 13/07 ore 09.00

- Statistica, Lagona, l’appello erroneamente registrato per il 06/07 si terrà il 14/07 ore 10.30