lunedì 28 dicembre 2009

Un nuovo anno

Breve comunicazione di servizio: il blog chiuderà per qualche giorno per poi riprendere a un ritmo infernale verso i primi di Gennaio.

Concludiamo questo primo semestre dell'anno con tanti successi raggiunti e con tanti altri che ancora ci aspettano.
Il nucleo si è consolidato ed è cresciuto di numero, sono stati realizzati banchetti, volantinaggi e affissioni nelle bacheche della facoltà. Nei limiti si è provato a fare sindacalismo studentesco.
E' nato questo blog che in meno di due mesi ha raggiunto più di mille contatti, è nato un gruppo su facebook con centinaia di sostenitori.
Abbiamo tappezzato i dintorni della facoltà con i nostri simboli, stampando i nostri mini-adesivi, ci siamo presi via Chiabrera.
E' nata la nostra squadra del cuore, la Disperata, che finora ha vinto e sbeffeggiato tutti i suoi avversari.

Alla faccia di tutti quelli che ci parlano alle spalle noi andiamo avanti, lontani anni luce dai politicanti di mestiere e dai rancorsi nostalgici dell'antifascismo.


A tutti un buon 2010 di lotta e vittoria!


domenica 20 dicembre 2009

Prossime partite della Disperata

Ecco il calendario del girone D, con tutti i restanti incontri della prima fase del torneo.


ATTENZIONE!

Sono state inserite le date e gli orari della vostra Squadra del cuore (tutto il resto... è noia!)




3° giornata

Ve Famo Causa - La Disperata 21 gennaio ore 16:00
Azione e Reazione - F.C. L'Ondhon
Pharabout - Paglia e Fieno
Depravados - Cavalieri del Tè Rosso

4° giornata

La Disperata - Cavalieri del Tè Rosso 27 Gennaio ore 18:00
Pharabout - Ve Famo Causa
Depravados - Azione e Reazione
Paglia e Fieno - F.C. L'Ondhon

5° giornata

Pharabout - Azione e Reazione
Depravados - Ve Famo Causa
Paglia e Fieno - La Disperata 1 Febbraio ore 18:00
F.C. L'Ondhon - Cavalieri del Tè Rosso

6° giornata

Pharabout -F.C. L'Ondhon
Depravados - La Disperata 8 Febbraio ore 18:00
Paglia e Fieno - Ve Famo Causa
Azione e Reazione - Cavalieri del Tè Rosso

7° giornata

Pharabout - La Disperata 17 Febbraio ore 17:30
Depravados - F.C. L'Ondhon
Paglia e Fieno - Azione e Reazione
Ve Famo Causa - Cavalieri del Tè Rosso

giovedì 17 dicembre 2009

Calendario Esami della Sessione Invernale



E' uscito il calendario degli esami della sessione invernale, la prenotazione degli appelli sarà attiva a partire dal 18/12/2009 attraverso il portale dello studente.

Tutte le date e gli orari dei vari appelli sono disponibili sul sito, clicca qui: LINK



mercoledì 16 dicembre 2009

Avanti così Disperata!


La Disperata continua a vincere battendo gli Azione e Reazione per il punteggio di 6-3.

Nonostante la mancanza di molti giocatori fondamentali la squadra riesce a portare a casa un risultato importante. Si fa sentire inizalmente la mancanza di affiatamento: per alcuni era la prima volta che si son trovati a giocare insieme, ne approfittano subito gli avversari portandosi in vantaggio di un punto, poi la disperata comincia ad ingranare e il risultato cambia, arrivando fino al 6-1, per poi rilassarsi fino al punteggio finale di 6-3.




Classifica (parziale) del girone:


(squadra, punti, partite giocate)


Paglia e Fieno
6
2
La Disperata
6
2
Pharabout
6
2
Ve Famo Causa
4
2
F.C. L'Ondhon
1
2
Azione e Reazione
0
2
Depravados
0
2
Cavalieri del Tè Rosso
0
2




sabato 12 dicembre 2009

Fascismo: Rivoluzione del Lavoro



Proseguiamo con un altro articolo ripreso dal blog dell'
Avgvsto Movimento che attraverso le esperienze di uno dei protagonisti della storia ci mostra, per l'ennesima volta, come il Fascismo fu un movimento rivoluzionario che riuscì ad unire il popolo sotto un'unica bandiera, capace di abbattere progressivamente le barriere del capitalismo e di ridare dignità al lavoratore in quanto tale, superando le logiche classiste e materialiste dei pensieri marxisti e liberali.







“Fascismo, Rivoluzione del Lavoro”: testimonianze di un sindacalista Fascista


Mario Gradi fu un giovane fascista della “prima ora”, che compì tutta la sua traiettoria politica all’interno del sindacato. Dopo un breve periodo come dirigente nel GUF romano, entrò nel settore sindacale con la carica di Segretario dell’Unione provinciale dei lavoratori dell’Industria, prima a Perugia e poi Bologna. Dopo aver partecipato alla guerra d’Etiopia, fu trasferito a Roma con incarichi di ancora maggiore rilievo: prima consigliere della Confederazione dell’acqua, gas ed elettricità e dopo consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Infine Segretario dell’Unione provinciale dei lavoratori dell’Industria a Roma, fino alle dimissioni il giorno dell’insediamento del governo-Badoglio. Oltre a distinguersi per l’impegno quotidiano sul posto di lavoro, fu molto attivo culturalmente scrivendo su periodici e riviste e pubblicando il libro Fascismo, Rivoluzione del Lavoro (1938).

Un’attività, questa, che continuerà anche nel dopoguerra, senza mai rinnegare i suoi ideali.
Perché questa premessa? Perché interessarsi ad un personaggio come lui?
Molto semplicemente perché «sapere di più su questi dirigenti medi è sempre necessario se si vuol capire questa realtà (del Fascismo ndr) in modo articolato e in particolare la natura e la qualità del personale su cui il regime si fondava e le differenze fra esso ed il precedente periodo liberal-democratico», come disse acutamente Renzo De Felice, nella prefazione alle Memorie di Tullio Cianetti. Infatti, leggendo le testimonianze del Gradi (raccolte nel libro Formazione e vita di un sindacalista, 1987), non si può che rimanere stupiti ed arricchiti dalle sfumature che si possono cogliere su quel ventennio tanto lontano quanto ancora oggi discusso.
L’autore descrive con passione l’entusiasmo (ed anche le velleità e le ingenuità) dei giovani fascisti nel primo dopoguerra, impegnati nella strenua difesa dei reduci e delle rivendicazioni della vittoria contro il disordine rosso e l’incapacità del parlamento. Anni travagliati, conclusisi con la presa del potere di Mussolini, al termine della quale si comincia ad entrare nel vivo della trattazione: l’evolversi delle istanze sindacali all’interno del Fascismo, rievocate attraverso l’esperienza personale di Gradi.
Il protagonista delinea con chiarezza e lucidità tutte le difficoltà dei dirigenti sindacali davanti al fallimento del “corporativismo integrale” voluto da Rossoni. Nel 1928, infatti, Mussolini opta per la “frantumazione” della Confederazione nazionale dei sindacati Fascisti (che riuniva tutto il mondo fascista del lavoro) nelle sei Confederazioni dei lavoratori dell’attività produttiva (industria, agricoltura, commercio, trasporti, credito, gente del mare e dell’aria), con la conseguenza di una riduzione d’importanza dell’elemento sindacale in favore della centralità del Partito.
Il settore industriale accusa il colpo, non riuscendo a trovare negli anni immediatamente successivi una stabilità organizzativa ed un peso politico d’alto livello, come era riuscito, ad esempio, ai lavoratori agricoli magistralmente guidati da Luigi Razza.
Gradi, impegnato al fianco dei lavoratori fino alla fine del regime, sottolinea inoltre le difficoltà salariali ed il permanere di «sacche di arretratezza» (soprattutto al Sud) nel suo settore. Ma ciò che emerge più negativamente è la resistenza al cambiamento di ampi settori economico-finanziari italiani, impegnati a frenare le riforme e mettere in primo piano l’interesse personale. Occorrevano sforzi titanici da parte dei sindacalisti fascisti («in gran parte provenienti dallo squadrismo, quasi tutti dotati di una buona preparazione in campo economico e sociale, uno dei raggruppamenti maggiormente significativi e combattivi del regime, guardiani fedeli dei principi originari del fascismo») per attutire i colpi inferti dagli industriali più conservatori, rappresentanti di quella “destra interna” che non vedeva di buon occhio la perdita dei propri privilegi.

Proprio per questo la classe dirigente sindacale in diverse occasioni recuperò elementi già distintisi nelle organizzazioni socialiste. Ed è già un primo elemento inaspettato. Ma accanto a questo se ne nota un altro: il libero sfogo ai risentimenti ad alle richieste da parte dei lavoratori nelle assemblee di base. L’intento del regime era quello di renderli critici e coscienti delle problematiche nel loro ambito, e di conseguenza inseriti organicamente (non passivamente) nel nuovo “spirito partecipativo” e nelle nuove strutture, come il Dopolavoro.
Negli ultimi sette anni di carriera a Roma, a contatto con i vertici dell’organizzazione dei lavoratori dell’Industria, Gradi nota che la libertà e vivacità dei dibattiti è ancora più accentuata. Ciò traspariva raramente all’esterno, dove invece veniva sottolineata l’unanimità delle posizioni, ma è sufficiente scorrere i verbali della Confederazione per accorgersi della libertà di critica e del fecondo apporto dei rappresentanti dei lavoratori alla elaborazione di scelte e soluzioni in sede corporativa. Un tratto, forse il più difficile da accettare per la storiografia “ufficiale”, emerge prepotentemente: non si trattò di un sindacalismo di mera facciata.
Pur tra innegabili difficoltà e nello «scarso decollo del sistema corporativo», il profilo tracciato dal Gradi è quello di un mondo sindacale consapevole dell’importanza delle riforme sociali e della modernizzazione, convinto a continuare le lotte nel nome della «Terza Via» e dell’emancipazione dei lavoratori.

Per comprendere ancor meglio il profilo di questi “combattenti sociali” non si può non analizzare il succitato testo Fascismo, Rivoluzione del Lavoro, in cui Gradi traccia una rapida e sentita storia del movimento fascista. Non mancano passaggi retorici, ma traspaiono comunque alla perfezione obiettivi e sentimenti dei giovani che avrebbero costituito la futura classe dirigente del regime.

Gli operai di Dalmine, che nel 1919 occuparono una fabbrica innalzando il tricolore e non interrompendo la produzione, vengono presentati quali veri e propri pionieri dell’idea fascista. «Vi siete messi sul terreno della classe, ma non avete dimenticato la Nazione. Avete parlato di popolo italiano, non soltanto della vostra categoria. (…) Non siete voi i poveri, gli umili e i reietti, secondo la vecchia retorica del socialismo letterario, voi siete i produttori ed è in questa vostra qualità che rivendicate il diritto di trattare da pari con gli industriali. (…) È il lavoro che nelle trincee ha consacrato il suo diritto a non essere più fatica, disperazione perché deve diventare orgoglio, creazione, conquista degli uomini liberi nella patria libera e grande entro i confini» disse Mussolini in quella storica occasione. Ed i propositi appena descritti cominciarono gradualmente («La rivoluzione non è sommossa di schiavi, ma sopravvento di superiori capacità produttive. Fino a che i lavoratori non sapranno dimostrare di sapere produrre di più e meglio del sistema capitalista, essi non saranno degni di dirigere la società») a trovare attuazione. Gli accordi di Palazzo Vidoni, la Legge Sindacale del 3 aprile 1926 («immissione ed inserimento politico e giuridico del movimento operaio nella vita dello Stato, per una verace uguaglianza tra categorie sociali»), la Carta del Lavoro, la costruzione dello Stato Sociale e dell’edificio corporativo sono le tappe fondamentali.
«La soluzione fascista agile, dinamica, aderente alla realtà e alle esigenze particolari e generali della produzione, concilia libertà ed autorità, prevedendo la instaurazione di una disciplina nello svolgimento dei cicli economici produttivi, non imposta da una coazione esterna, ma dal di dentro; dalle stesse categorie produttrici, le quali, una volta determinata loro funzionalità nel sindacato, sul piano corporativo trovano il punto di incontro e fissano le direttive di marcia».

Il Fascismo si contrappone evidentemente alle tendenze individualistiche della scuola liberale, la quale considera la società nazionale una semplice somma di particolari, e dall’altra parte non accetta le concezioni del comunismo, le quali, prevedendo la concentrazione di tutte le iniziative, di tutti i beni, di tutti i compiti nello Stato, mirano «ad un assurdo annullamento della individualità umana, a favore dell’unica mostruosa individualità dello Stato-Moloch, onnisciente ed onnipresente».
Secondo l’autore, l’economia corporativa sorge proprio quando i due fenomeni hanno dato ciò che potevano dare, ereditando da essi ciò che avevano di vitale e superandoli: non siamo certo davanti alla conservazione, ma ad un «autentico movimento di popolo, che non ignora le necessità e le aspirazioni del lavoro, ma queste inquadra nel complesso della vita e delle necessità nazionali; queste coordina e potenzia nello sviluppo armonioso delle attività e possibilità della Nazione». All’«agnosticismo internazionalistico della grande finanza», all’«edonismo borghese» ed al «predominio dell’economia sulla politica» esso oppone lo spirito, l’etica e la Patria. Al «materialismo storico» e alla lotta di classe risponde con la collaborazione e la «democrazia organica». Quest’ultimo salta subito agli occhi quale concetto di notevole interesse e, a quanto pare, in quei tempi più diffuso di quanto si potrebbe pensare, come ha fatto notare Massimiliano Gerardi (dell’Istituto Studi corporativi) nella prefazione al medesimo libro. Per contro, non appare neanche una volta il termine «razza», e non a caso Gradi fu spesso in contrasto con il Presidente confederale Tullio Cianetti, d’orientamento filo-tedesco.

Il sindacalista chiude poi enfaticamente l’opera, sottolineando «il carattere autenticamente democratico, nel senso sano, del regime. Tutta l’organizzazione sociale è stata predisposta e sistemata in modo tale che il cittadino e produttore non abbia mai a sentirsi isolato, smarrito, alla mercé del più forte, in una lotta per la vita senza quartiere e senza giustizia: il Partito lo accoglie cameratescamente nei suoi ranghi; l’organizzazione sindacale lo tutela nei suoi diritti e nei suoi interessi. (…) La vera democrazia non è nella verbosa demagogia dei parlamenti, ma nella eloquenza sincera delle opere: nelle strade aperte ai commerci; nelle terre bonificate restituite al lavoro; negli acquedotti; nelle scuole ampie aperte a ricevere in una gioia di aria e di sole la nuova gioventù d’Italia; nei moderni sanatori, negli ospedali. (…)
A volte la tensione cui costringe quest’opera di ricostruzione è dura: ma essa appare sempre lieve se è certa la fede nella meta finale: un grande popolo, una Nazione potente».

venerdì 11 dicembre 2009

Prossimi Esami - Esoneri


CALENDARIO ESONERI

Esoneri attualmente prenotatili.


    Insegnamento Docente Data esonero Ora



    STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI A-L M-Z Gala 02/12/2009 12.00

    RELAZIONI INTERNAZIONALI Pisciotta 14/12/2009 10:00

    DEMOGRAFIA DEI PAESI MENO SVILUPPATI Nobile 10/12/2009 10:15

    STORIA CONTEMPORANEA Moro 18/12/2009 9:00

    STORIA E ISTITUZIONI DELL’AFRICA Goglia 19/12/2009 9:30

    POPOLAZIONE E SOCIETA’ Reynaud 18/12/2009 9:30

    ECONOMIA POLITICA Padovano 07/01/2010 8:30

domenica 6 dicembre 2009

Un appuntamento da non perdere...





Per tutti gli amanti del confronto libero e della cultura non omologata:




venerdì 4 dicembre 2009

Buona la prima!




La Disperata vince e stravince la prima di campionato contro gli F.C. L'Ondhon con lo schiacciante risultato di 8 a 1.

Clicca QUI per un breve resoconto della partita.




Avanti così Disperata!



Qui di seguito tutti i risultati e la classifica del girone D




Depravados - Paglia e Fieno (lunedì 30 novembre, ore 18) 1-4

Ve Famo Causa - Azione e Reazione (martedì 1 dicembre, ore 17) 7-1

Pharabout - Cavalieri del Tè Rosso (giovedì 3 dicembre, ore 16) 6-2

F.C. L'Ondhon - La Disperata (giovedì 3 dicembre, ore 18) 1-8


(squadra, punti, partite giocate)

Paglia e Fieno
3
1
La Disperata 3
1
Ve Famo Causa
3
1
Pharabout
3
1
Cavalieri del tè rosso
0
1
F.C. L'Ondhon
0
1
Azione e Reazione
0
1
Depravados
0
1


giovedì 3 dicembre 2009

F.C. L'Ondhon - La Disperata





Oggi, Giovedì 3 dicembre, ore 18:00

F.C. L'Ondhon - La Disperata


Centro Sportivo 'Le Torri' - Lungotevere Dante, snc





State tutti bene in guardia!


martedì 1 dicembre 2009

sabato 28 novembre 2009

I Gironi del V Campionato Interfacoltà di calcio a 5




Ecco gli 8 gironi del torneo interfacoltà di calcio a 5



Girone A
18 e sto F.C.Atletico...
Anche se tutti noi no Gallagher United
Atletico ma non troppo Pjiamose Uniroma
Better Brema Wall Street Team

Girone B
Alta Qualità In.Civili
Atletico Zagros Law Hammers
Gang Bang Roosters Spartak Vasca
I Colossi Tronx and Little Hell

Girone C
Borgorosso F.C.I. F.C.Borghetti
CAD United Gli amici di Edgeworth
Deportivo 5 Acidi Grassi
Elementi Finiti Unglorious Bastards

Girone D
Azione e Reazione La Disperata
Cavalieri del Tè Rosso Pharaobout
Depravados Paglia e Fieno
F.C.L'Ondhon Ve Famo Causa

Girone E
Celtic Economia Le Sole 24 Ore
CSG United P.I.F.
Giuristi per Caso Pro Patria
Javanotti Turno di Riposo

Girone F
Ecomenò Grim Team
F.C.Pupaziello Harlem Strasse
Full HD Mogway
Fuori Serie Soliti Prospetti

Girone G
Divergenti G.D.M. Noisemaker
Galaxy Real Bernetti
Grazzi Amari S.P.Q.R.
Lehman Brothers Vecchia Guardia


Girone H
Atletico Mattatoio Mediterranea
F.C.International Romanella F.C.
F.R.Aimpattozero Rompimene
Le Iene Solo Per le Docce (possibilmente calde)


E le prime due giornate del girone D...



1° giornata

Depravados - Paglia e Fieno (lunedì 30 novembre, ore 18) 0-0
Ve Famo Causa - Azione e Reazione (martedì 1 dicembre, ore 17) 0-0
Pharabout - Cavalieri del Tè Rosso (giovedì 3 dicembre, ore 16) 0-0
F.C. L'Ondhon - La Disperata (giovedì 3 dicembre, ore 18) 0-0

2° giornata

Paglia e Fieno - Cavalieri del Tè Rosso (lunedì 14 dicembre, ore 16.30) 0-0
Pharabout - Depravados (martedì 15 dicembre, ore 16) 0-0
Azione e Reazione - La Disperata (martedì 15 dicembre, ore 18) 0-0
Ve Famo Causa - F.C. L'Ondhon (mercoledì 16 dicembre, ore 17) 0-0



Programma Nazionale del Blocco Studentesco

1. Nessun privato nell’Università
Deve spettare allo Stato garantire la possibilità a tutti i cittadini di accedere ad un’istruzione qualificata e qualificante che consenta uno sviluppo organico della società.

Stop a qualsiasi intromissione dei privati nell’Università che non sia subordinata, legalmente ed economicamente al controllo diretto, in forma partecipativa, da parte dell’Ateneo. Autonomia e non etero-direzione! Siamo contrari a qualsiasi proposta che possa dare alle università italiane la possibilità di trasformarsi in fondazioni di diritto privato, giustificazione ai tagli effettuati dal Governo, primo passo verso una futura privatizzazione dell’intero sistema universitario. Così facendo si correrebbe anche il rischio di penalizzare facoltà che non suscitino un particolare interesse economico.

2. Servizi adeguati alle tasse pagate
Non vogliamo seguire la moda di chiedere meno tasse: se si vuole un’Università pubblica e funzionante esse sono necessarie. Il nostro obiettivo è però ottenere una proporzionalità diretta del rapporto tasse-servizi adeguando l’entità delle prime alla qualità dei secondi. Pertanto ciò che gli studenti pagano deve essere reinvestito per garantire:
- Trasporti: avere mezzi tipo scuolabus che siano gratuiti o comunque a cui si può accedere con abbonamento annuale (per l’annualità si intende quella accademica). Mezzi SOLO per studenti e che partano dai principali snodi urbani e, soprattutto, che funzionino anche nei giorni di sciopero dei mezzi pubblici.

- Sport: Promozione di attività sportive, ludiche ma anche e soprattutto agonistiche, supportate da aree adeguate e funzionali. Investimenti su impianti sportivi volti a favorire l’affermazione di atleti italiani a livello internazionale

- Biblioteche: devono essere più fornite e devono garantire servizi di prestito a lungo termine per gli studenti di fasce di reddito più basse.

- Rateizzazione delle tasse: deve essere garantita a chi la richiede la possibilità di pagare le tasse universitarie mediante rateizzazione per facilitare gli studenti fuori dal nucleo familiare che hanno difficoltà a pagare interamente la rata universitaria.

3. Giovinezza al potere
L’Università è prima di tutto degli studenti. Aumentare la rappresentanza studentesca all’interno di ogni organo consiliare e – di conseguenza – aumentare il peso dell’organo assembleare in tutte le decisioni riguardanti l’Università, da quelle economiche a quelle didattiche.

Il 50% di ogni organo deve essere costituito dagli studenti eletti.

Alla componente studentesca di ogni organo assembleare deve essere attribuita la facoltà di porre il veto in merito a provvedimenti che abbiano diretta influenza su aspetti essenziali della vita universitaria, quali ad esempio aumento delle tasse e revisione dell’offerta formativa.

4. Progetto Piattaforma
- I corsi istituzionali devono avere una funzionalità di avviamento e introduzione alla conoscenza generale della materia.

- I corsi monografici e specialistici devono essere svolti dagli studenti, in continuo rapporto dialettico col docente, che diviene supervisore e primus inter pares, traendo ispirazione dal modello seminariale tedesco.

Corsi con gruppi che non superino le 25 unità, nei quali gli studenti – tramite relazioni, ricerche personali e discussioni aperte – possano partecipare attivamente allo svolgimento delle lezioni, evitando così i soliloqui ex cathedra dei professori. Se l’università è veramente fatta per gli studenti, allora deve anche essere fatta dagli studenti, i veri protagonisti della vita universitaria.

In questo modo i corsi monografici possono essere il “ponte” tra il mondo dello studio e quello del lavoro, se sono finalizzati all’applicazione – nell’ambito degli sbocchi lavorativi – di ciò che il corso di studi offre. Ovviamente questi seminari-laboratori devono essere obbligatori e non facoltativi, ossia debitamente e organicamente inseriti nell’offerta dei CFU.

- I ricercatori più giovani e meritevoli, invece di essere sottomessi e mortificati portaborse dei professori (cosa che spesso accade), devono avere il diritto e la possibilità di svolgere propri seminari, affinché siano in grado di misurare le proprie capacità e di mostrare il proprio valore. Il nonnismo accademico deve cessare, il futuro appartiene ai giovani, i quali hanno il diritto e il dovere di costruirselo!

5. Burocrazia più accessibile e funzionale: il portale universale interattivo
Gli studenti non possono perdersi nel labirinto burocratico universitario. L’Università deve essere funzionale e interattiva. Creazione di un portale interattivo universale (U-Box) da cui ci si può iscrivere agli esami, scaricare TUTTI i moduli utili, eliminando inutili e fastidiose code agli sportelli delle segreterie, avere info sulle tasse e sugli esami sostenuti/da sostenere, accedere ai siti OBBLIGATORI dei professori in cui OBBLIGATORIAMENTE il docente deve inserire programma, materiale didattico, modalità e date d’esame e tutte le informazione necessarie. Tramite questo portale inoltre i professori possono mandare i voti agli studenti senza che si debba necessariamente andare a vedere le bacheche o i voti sul sito: lo studente attraverso il portale riceve sulla propria mail solo il PROPRIO voto.

6. Studenti fuori sede
Costituzione di un ufficio regionale anti-speculazione sul canone di locazione per gli studenti fuori sede, al quale ogni privato dovrà rivolgersi prima di offrire il locale agli studenti stessi. L’ufficio si occupa di supervisionare i contratti allo scopo di evitare comportamenti di sperequazione ai danni della parte debole, in questo caso lo studente. Tantebbotte a chi affitta senza passare dal suddetto ufficio.

7. Progetto Fratello sole
Lo sviluppo delle energie alternative rappresenta una vera e propria novità nel nostro paese, novità che ora inizia ad assumere consistenza grazie ai finanziamenti europei. Esiste la possibilità di ottenere un finanziamento per installare pannelli fotovoltaici, così da rendere in pochi anni autosufficiente – dal punto di vista energetico – la struttura che intende installarli. Le università godono, oltre del normale finanziamento, di un incentivo del 5% in più. Il vero problema, infatti, è che di queste possibilità spesso non si è al corrente, gettando così al vento occasioni importanti. Il progetto prevede: la creazione di opuscoli informativi da distribuire nelle facoltà; la creazione di un manifesto firmato dal Senato Accademico; l’organizzazione di una giornata a tema dedicata all’energia rinnovabile in collaborazione con la commissione “Arte e Cultura”, con la partecipazione di esperti e personaggi illustri sensibili all’argomento

8. Revisione delle Borse di Studio
Deve essere attuata una revisione dei criteri di assegnazione delle Borse di Studio universitarie. L’Università deve premiare e far emergere i migliori, ma deve anche essere accessibile a tutti: si deve quindi facilitare ed aumentare la possibilità di assegnazione di borse di studio agli studenti di fasce di reddito più basse. Si deve altresì garantire la preferenza nazionale per le assegnazioni.

mercoledì 25 novembre 2009

L'Università che vogliamo

Inauguriamo il blog riprendendo questo articolo di Francesco Polacchi dal sito dell'Avgvsto Movimento sull'università che vorremmo. Non solo parole ma Idee che diventano Azione.

(Tutti gli articoli di riferimento si trovano sul blog dell'Avgvsto)




L'università che vogliamo




Oggi si vive un momento molto particolare per l’Università italiana che viene colpita da più parti e su più livelli.
Cominciando dalle ultime novità in materia di legge, che prevedono la possibilità di trasformare gli atenei italiani in fondazioni di diritto privato permettendo, in futuro, a interessi privati di subentrare nei consigli di amministrazione e, al di là di scopi di mecenatismo, di usufruire delle strutture e delle ricerche che vengono condotte all’interno. Questo è quindi l’ennesimo atto di smantellamento dell’università pubblica appartenente allo stato sociale, ossia alla “cosa pubblica”.

Partendo proprio dal concetto di “res publica”, oggi lo Stato dovrebbe essere l’integrazione spirituale alla vita di un Popolo che si riconosce nella storia e nelle tradizioni dei propri Padri che hanno vissuto entro certi limiti geografici: la Nazione. L’idea di Stato è quindi la sintesi etica della comunità di Popolo che vive la Nazione. Esso deve aspirare alla formazione per la crescita delle nuove generazioni e adempiere il proprio destino. Per questo c’è bisogno di un continuo ricambio al proprio vertice e che siano i giovani, più volenterosi e attivi, a farsene carico.

Il luogo per eccellenza fruitore di una sana educazione alla vita della comunità nazionale e della specializzazione professionale e tecnica in una visone organica dello Stato è l’Università.
Domanda: oggi è veramente così? Lo Stato garantisce, secondo un’equa considerazione dei diritti e dei doveri del cittadino, la possibilità di avere un’istruzione che non sia semplicemente un’impartizione nozionistica su base manualistica? La risposta è ovviamente no.

Leggendo le considerazioni che Nietzsche faceva sull’università tedesca e di Le Bon su quella francese di fine ‘800, capiamo quanto esse siano attuali. Oggi assistiamo infatti allo svilimento della cultura nel suo aspetto più puro, ossia nella ricerca. Bisogna però fare un distinguo importante: per ricerca non si intende solo quella scientifica e tecnica, ma anche quella umanistica che è stata completamente sormontata e declassata negli ultimi tempi, in favore proprio di quella sopracitata che crea però un approccio del tutto diverso nella vita di tutti i giorni. Se è vero che bisogna ammiccare al progresso e alla tecnologia senza perderne il controllo (il rischio è quello di essere sottomessi dalla tecnica anziché saperla sfruttare), non è ammissibile che ci sia così poco riguardo per tutte quelle discipline che nella storia hanno elevato l’Uomo a “non essere solo ciò che mangia”, ma anzi sono riuscite a creare le basi culturali favorevoli allo sviluppo delle civiltà che si sono susseguite. Di fatto possiamo dire che la salute dell’Università possa essere indice del grado di civiltà a cui una determinata società/comunità sia arrivata. Per civiltà intendo la capacità di un popolo di aspirare ai valori assoluti di Giustizia, Bene e Bellezza sapendoli adattare al tempo e allo spazio (evoluzione del diritto, tipologia di architettura…).

Sempre nell’articolo su Nietzsche si legge come egli avesse notato che la cultura si andava adattando all’uomo sovvertendo la vecchia abitudine in cui era lo studente che doveva avviarsi a un percorso di crescita. Ciò avveniva e avviene tutt’oggi in quanto si vuol far conoscere un po’ di tutto a tutti. Dunque la televisione. Informazioni su informazioni, riempire la testa di informazioni tanto da far sembrare a chi le riceve di essere dinamico, non accorgendosi invece della passività cui è portato. Questo diviene il primo passaggio verso la standardizzazione del pensiero generale che ci porta palesemente verso il “pensiero unico”, ossia sulla divisione delle analisi legate più al gusto che non alla scelta profonda dell’individuo. È così infatti che si è creata nell’ultimo secolo la finta battaglia ideale, comunque dualista, tra liberal/capitalismo e comunismo: che differenza c’è nella sostanza, e non nella forma, tra globalizzazione e internazionalismo, tra le due forme di materialismo (del denaro e dialettico/storico) che portano comunque sempre all’assenza di una visione della vita e della cultura che sia “al di sopra dello stato del bisogno”, e nelle lotte di classe del ricco contro il povero o della classe “proletaria” che si arroga gli stessi privilegi delle classi più abbienti?

Starà comunque ai giovani essere in grado di rimettere le mani sul proprio presente per costruire il proprio futuro, è la giovinezza che deve salire al potere. L’idea di giovinezza! Essa non è un periodo della vita, ma una mentalità, una forma mentis, uno stato d’animo.
È la giovinezza che deve farsi carico, per dirla con Heidegger o con Mazzini (in foto), della missione spirituale di un popolo. Una volta apportata questa rivoluzione esistenziale ci sarà bisogno di una maggiore rappresentanza studentesca all’interno dei vari organi istituzionali universitari che portino una ventata di originalità e partecipazione alle attività comunitarie.

Si deve ritornare alla costituzione dei giochi sportivi, come quelli della gioventù, in cui far prevalere i concetti di sportività e sana competizione tipo spirito olimpico (quello antico non quello attuale).
Si deve ricostruire, inoltre, un nuovo rapporto tra uomo e natura cercando di trasformare le università in dei laboratori di crescita e sviluppo delle energie alternative, riuscendo cioè a essere in grado di sfruttare tutte le opportunità che essa ci offre.

In conclusione l’ambizione della nuova generazione deve essere quella di scrivere l’enciclopedia di tutte le scienze, a Le Bon non piacerà, basandosi sullo studio più raffinato, approfondito e meticoloso alla materia che viene presa in esame. Essa non deve essere vista come sapere statico, come assenza di attenzione verso il singolo o come inculcazione di nozioni da recepire e subire. Il concetto di enciclopedia non deve escludere l’attività manuale o fisica e deve essere un ampliamento delle conoscenze di base anche per la formazione del carattere e della personalità del singolo. È fondamentale che ci sia questa aspirazione perché essa starebbe alla base della conoscenza generale su cui poter intervenire inserendo i propri studi, o dal quale se ne possano ricavare testi sintetici per le scuole primarie. Sta alle nuove generazioni creare attenzione sulla cultura, e promuovere ogni forma di studio. Non è certo la staticità da manuale che bisogna ricercare, ma un lavoro di squadra finalizzato alla condivisione del sapere per tutto il popolo italiano, e al fornire strumenti specifici e migliori per chi vuole intraprendere studi più dettagliati. Come fece la Treccani durante il fascismo.

Mio caro Le Bon le masse si basano su istinti irrazionali che li portano a distruggere anziché a costruire, è vero, ma se guidate, non solo da un capo carismatico bensì da un’avanguardia del pensiero e della politica, esse possono maturare e trasformarsi in Popolo e il Popolo necessita di un’educazione e di un’istruzione a 360 gradi.